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L'outlook della settimana. Il punto al 2 dicembre 2025

Italia crescita minima e domanda debole

La settimana economica restituisce l’immagine di un Paese che avanza lentamente in uno scenario europeo fragile. I Conti economici trimestrali Istat certificano nel terzo trimestre un aumento del Pil dello 0,1% su base congiunturale e dello 0,6% su base annua: numeri modesti, ma migliori delle stime iniziali. La dinamica interna si muove in sintonia con quella europea, dove l’HCOB PMI® dell’Eurozona indica un indebolimento della produzione manifatturiera e una domanda nuovamente in affanno, con le principali economie continentali tornate in recessione industriale. 
In questo quadro, la performance italiana appare meno negativa del previsto: il PMI manifatturiero italiano sale a 50,6, massimo da marzo 2023, segnalando una lieve espansione dell’attività. Anche il fatturato cresce: secondo Istat, a settembre +2,1% in valore per l’industria e +1,8% nei servizi. Tuttavia, il commercio internazionale non offre sostegni: l’export extra-Ue di ottobre cala del -3,7%, frenato in particolare da energia e beni strumentali.
Il Paese si muove dunque su un terreno accidentato: alcuni comparti recuperano, altri mostrano segnali di raffreddamento.

Inflazione bassa, fiducia in calo: consumatori selettivi e prudenti

L’inflazione resta contenuta: l’indice Istat registra +1,2% annuo a novembre. Ma il clima non è favorevole. Il clima di fiducia dei consumatori misurato da Istat scende da 97,6 a 95,0, con peggioramenti diffusi soprattutto nelle aspettative future.
Questa prudenza trova conferme sul territorio. L’indagine “Stress economico, psicologia ed etica del consumo” di Confcommercio Piacenza – Format Research rileva che negli ultimi dodici mesi la maggioranza ha modificato le proprie abitudini: 23,6% ha ridotto gli acquisti, 20% opta per prodotti più economici, 18% rimanda ciò che non è urgente.
Eppure, alcune dinamiche stagionali continuano a funzionare: secondo Confcommercio Roma – Format Research, il 70% dei romani parteciperà al Black Friday, ormai rito anticipatore delle spese natalizie. È la fotografia di un consumatore attento, ma non immobile.

Demografia e lavoro: squilibri persistenti, competenze insufficienti

Il nodo demografico rimane una delle questioni strutturali più urgenti. Il Bilancio demografico Istat registra al 31 agosto una popolazione di 58,9 milioni, 9mila in meno dall’inizio dell’anno. Numeri piccoli, ma segnali di un declino continuo che incide su forza lavoro, produttività e sostenibilità dei sistemi territoriali.
In parallelo, il mondo del lavoro invia messaggi contrastanti. Da un lato gli occupati aumentano: il rapporto Istat su mercato del lavoro e redditi indica per il 2024 un tasso di occupazione del 62,2% e una disoccupazione al 6,6%. Dall’altro, il sistema produttivo non trova le figure richieste: il Rapporto Excelsior Unioncamere mostra che nel 2025 la metà dei 670mila laureati e dei 120mila diplomati ITS cercati dalle imprese è considerata “introvabile”.
Il Rapporto Svimez 2025 accentua questo squilibrio: nel Mezzogiorno crescono gli occupati (+100mila giovani), ma ne emigrano 175mila, generando una perdita annuale di competenze pari a 8 miliardi di euro in sola formazione. Una dinamica che alimenta spopolamento e differenze regionali.

Digital divide europeo: un’Italia ancora divisa

Sul fronte della digitalizzazione dei consumi, i dati Eurostat rivelano un’Europa a due velocità: 23 regioni superano l’80% di popolazione che acquista online, mentre in 21 regioni – perlopiù nell’Est e nel Sud – meno del 40% effettua ordini via Internet. L’Italia meridionale rientra in quest’ultimo gruppo: in Calabria la quota scende al 25,1%. Un ritardo che incide sulla competitività del territorio e sulla capacità di partecipare alla nuova economia digitale.

 

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