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A GENNAIO SI FA PIÙ FORTE IL RALLENTAMENTO DELL’INFLAZIONE

Le stime preliminari Istat indicano un aumento su base annua del 10,1% contro il +11,6% del mese precedente. In calo soprattutto i prezzi dell’energia. Su basse mensile crescita dello 0,2% (era +0,3% a dicembre). Confcommercio: “dato superiore alle attese, ma restano pressioni sul potere di acquisto delle famiglie”.

 

Prosegue anche a gennaio, con molta più intensità rispetto al mese precedente, la “frenata” dell’inflazione. L'indice nazionale dei prezzi al consumo, secondo i dati preliminari dell’Istat (link ai dati completi in pdf) registra infatti un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua (a dicembre era +11,6%). Un rallentamento che si spiega in primo luogo per l'inversione di tendenza dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%). In controtendenza i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e dei Servizi relativi all'abitazione (da +2,1% a +3,2%). La "inflazione di fondo", quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale da +5,8% a +6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%.

Indice dei prezzi al consumo NIC, gennaio 2017–gennaio 2023, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali. Fonte: Istat

Su base annua sono in rallentamento i prezzi dei beni (da +17,1% a +14,2%), mentre c’è un lieve incremento per i servizi (da +4,1% a +4,2%). L'aumento dell'indice generale si deve prevalentemente ai prezzi dei Servizi per l'abitazione (+1,6%), degli Alimentari lavorati (+1,5%), dei Beni durevoli e non durevoli (+0,8% per entrambi), degli Energetici non regolamentati (+0,7%). Con il segno meno, invece, i prezzi degli Energetici regolamentati (-24,7%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-1,6%).

L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) diminuisce dell'1,3% su base mensile e aumenta del 10,9% su base annua (in rallentamento da +12,3% di dicembre).

 

Confcommercio: “dato superiore alle attese, ma restano pressioni sul potere di acquisto delle famiglie”

 

 

 

 

“Dopo quelle riguardanti la dinamica dell’economia, ulteriori buone notizie giungono dal versante dell’inflazione. L’anno si apre con una crescita dei prezzi inferiore alle attese grazie a una forte riduzione dei prezzi dei beni energetici regolamentati, e con un tendenziale che risulta compresso a poco più del 10%. Nel confronto internazionale, l’indice armonizzato scende nell’euroarea di quattro decimi di punto, in Italia dell’1,3%, a conferma, se ce ne fosse bisogno, di un sistema produttivo-distributivo, ben funzionante”: questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio. Che però avverte: “non mancano fattori che inducono a moderare gli entusiasmi: la core inflation è infatti in crescita di mezzo punto percentuale e raggiunge il 6% su base annua. Ciò significa che gli impulsi di fondo continuano ad alimentare la dinamica inflazionistica, la trasmissione da monte a valle dello shock energetico non si è esaurita e la crescita dei prezzi del paniere acquistato in alta frequenza d’acquisto, che contribuisce a formare le aspettative d’inflazione delle famiglie, raggiunge il 9%, con accentuati potenziali effetti depressivi sulla propensione al consumo. Che l’orizzonte si rassereni sul versante dei costi dell’energia non significa che i problemi per la crescita economica dell’anno in corso siano automaticamente risolti”.

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