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Dicembre 9, 2025
Un quadro complessivamente stabile
L’economia europea chiude l’autunno con segnali contrastanti, ma inseriti in un quadro complessivamente stabile. Secondo Eurostat, a ottobre 2025 il tasso di disoccupazione dell’area euro è rimasto al 6,4%, livello sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, mentre l’inflazione di novembre è stimata dall’Istituto europeo al 2,2%. La stabilità dei prezzi e del mercato del lavoro contribuisce a mantenere un clima di fiducia prudente, pur in presenza di un rallentamento dei margini delle imprese: la quota di profitto delle società non finanziarie nell’UE è scesa nel 2024 al 40,1%, con risultati molto eterogenei tra Paesi e l’Italia che segna, con un 43,8% un dato migliore della media europea (Eurostat).
Parallelamente, gli indicatori industriali evidenziano un contesto ancora fragile. In Italia prezzi alla produzione segnano variazioni mensili minime e tendenziali quasi nulle, sia nell’industria sia nelle costruzioni (Istat), mentre l’attività edilizia torna a contrarsi dopo la breve ripresa di ottobre secondo l’HCOB PMI® del settore italiano (vedi anche qui). Si tratta di segnali che confermano un’economia europea in equilibrio instabile: non in recessione, ma non ancora avviata verso la crescita.
Italia: crescita lenta, domanda interna decisiva
In Italia, le previsioni più recenti delineano un percorso moderato ma positivo. Istat stima per il 2025 un aumento del Pil dello 0,5% e dello 0,8% nel 2026, dopo il +0,7% del 2024. Il contributo alla crescita sarà interamente imputabile alla domanda interna al netto delle scorte. Una dinamica analoga emerge dall’Economic Outlook dell’OCSE: le esportazioni italiane restano deboli, penalizzate dalle tensioni commerciali globali, mentre consumi e investimenti privati risentono di un contesto internazionale incerto nonostante il recupero del potere d’acquisto. A sostenere l’attività economica sarà ancora una volta l’accelerazione degli investimenti pubblici legati al PNRR, almeno fino al 2026.
Segnali congiunturali confermano questa traiettoria: a ottobre 2025 le vendite al dettaglio sono tornate a crescere dopo due mesi di calo, registrando aumenti sia per i prodotti alimentari sia per quelli non alimentari (Istat). Un’indicazione preziosa in vista della stagione natalizia, tradizionalmente cruciale per la dinamica dei consumi.
Consumi di Natale: si riparte dalle famiglie
Proprio il mese di dicembre potrebbe rappresentare un punto di svolta. Con inflazione sotto controllo, occupazione ai massimi storici e redditi reali in miglioramento, l’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio realizzata con Format Research prevede un rimbalzo dei consumi delle famiglie, dopo anni di crescita quasi nulla: tra il 2019 e il 2025 la spesa è aumentata appena dello 0,8%. Quest’anno, però, la Black Week ha raggiunto un giro d’affari di 5 miliardi di euro, il 20% in più rispetto al 2024, mentre le tredicesime destinate ai consumi dovrebbero salire a 49,9 miliardi (+2,4 miliardi rispetto all’anno precedente).
La dinamica nazionale si riflette nei territori, seppure con sfumature diverse. In Toscana, l’83% dei cittadini farà regali, con un budget medio di 221 euro; cresce l’interesse per libri, ebook ed enogastronomia, mentre lo shopping si conferma sempre più ibrido tra negozio fisico e online (Confcommercio Toscana con Format Research). A Roma il clima è di cauto ottimismo: aumenta la propensione all’acquisto, ma i consumatori restano attenti alla qualità e al valore dei prodotti, in un contesto in cui Confcommercio Roma ribadisce la necessità di tutelare il piccolo commercio.
A Treviso prevale una logica di sobrietà, con regali utili, tradizionali e legati al territorio: un orientamento coerente con un quadro economico regionale prudente ma resiliente, fotografato nell’indagine dell’Unione provinciale Confcommercio in collaborazione con Format Research.
Lavoro, redditi e turismo: le altre forze che sostengono la ripresa
Il consolidamento del mercato del lavoro rappresenta un ulteriore motore della resilienza dei consumi. A ottobre 2025 (Istat) gli occupati sono saliti a 24 milioni 208 mila, con aumenti sia tra i dipendenti permanenti sia tra gli autonomi. Su base mensile, il tasso di occupazione è salito al 62,7% e la disoccupazione è scesa al 6,0%.
Nel frattempo, il settore dei servizi mostra un incremento contenuto dei prezzi alla produzione, segnale di domanda moderata ma in miglioramento (Istat).
Anche il turismo continua a sostenere l’economia: nel terzo trimestre 2025, il più importante dell’anno, le presenze negli esercizi ricettivi italiani sono cresciute del 2,5% rispetto al 2024 (Istat). Un dato che conferma l’attrattività del Paese nonostante la volatilità dei flussi internazionali.
Sul fronte dell’istruzione e dell’occupabilità, Istat segnala un progressivo ridimensionamento del divario Nord-Sud tra i laureati, ulteriore indicatore di un mercato del lavoro più inclusivo e dinamico (Istat, 4 dicembre 2025).
Una ripresa possibile
Complessivamente, i dati indicano un’economia italiana che entra nell’inverno con fondamentali più solidi, sostenuta da occupazione, redditi reali e consumi natalizi in ripresa. Tuttavia, permangono elementi di vulnerabilità: industria ed export restano deboli, mentre le tensioni internazionali possono incidere sulle prospettive del 2026.
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