Ottobre 1, 2024
L’economia globale ha dimostrato resilienza in un periodo di grandi “turbolenze”
Kristalina Georgieva, direttore del Fondo Monetario Internazionale (FMI), scrive nell’introduzione al Report annuale 2024 del FMI, RESILIENCE IN THE FACE OF CHANGE, che “l'economia globale dalla fine della pandemia ha subito grandi turbolenze: iniziando con le interruzioni della catena di approvvigionamento, una crisi energetica e alimentare innescata dalla guerra della Russia contro l'Ucraina e un notevole aumento dell'inflazione, seguito da un inasprimento sincronizzato a livello globale della politica monetaria. Solidi quadri politici in molti paesi hanno contribuito alla resilienza globale. Tuttavia, molti paesi sono usciti da questo periodo con elevati livelli di debito e maggiori costi di servizio del debito”. Ad oggi, possiamo affermare, alcune delle maggiori ragioni di preoccupazione per la salute dell’economia mondiale sono ancora ben presenti e altre si sono aggiunte. Tuttavia, è innegabile che importanti passi sono stati fatti nella giusta direzione. Si pensi in particolare all’inflazione che a livello globale, in particolare nei Paesi del G20, è scesa nel 2024 e si prevede un ulteriore calo nel 2025, secondo le stime OCSE, che per la crescita globale prevede si continui con un ritmo simile a quello recente, intorno al 3,2%.
Ci sono segnali di speranza in Italia
Rimanendo in tema di inflazione, secondo i dati diffusi oggi (30/09) da Istat, in Italia, nel mese di settembre 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,2% su base mensile e aumenta dello 0,7% su base annua, dal +1,1% del mese precedente. Ciò porta l’inflazione al livello più basso registrato dall’inizio dell’anno.
Sono abbastanza buoni anche i numeri (Istat) sul Commercio estero extra Ue, che vede ad agosto un aumento congiunturale contenuto per entrambi i flussi.
Oggi è stata pubblicata anche l’Indagine rapida del Centro Studi di Confindustria sull’attività delle grandi imprese industriali, dalla quale risulta che la maggior parte del campione di grandi imprese associate a Confindustria dichiara di aspettarsi un aumento della produzione industriale: il 36,6% di intervistati si attende un aumento rilevante, mentre il 40,7% un aumento moderato. Meno del 10% degli intervistati prevede un calo. Questo miglioramento delle attese sulla produzione industriale è un segnale positivo per la crescita economica.
Nel complesso sono positivi anche gli indici di fiducia di consumatori e imprese misurati da Istat, anche se il dato delle imprese andrebbe letto nel dettaglio per scoprire che, se le imprese dei servizi e del commercio sono più ottimiste, quelle della manifattura lo sono molto meno e il loro indice è in calo.
“Il rallentamento dell’inflazione rilevato a settembre, - ha commentato Mariano Bella direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio - superiore alle nostre stime, è un segnale di speranza per la possibilità di performance dell’economia nei mesi autunnali meno stagnanti rispetto a quanto rilevato in estate. In un contesto in cui la fiducia delle famiglie mostra segnali di miglioramento il permanere di una dinamica dei prezzi molto contenuta, soprattutto per quei beni e servizi acquistati con maggior frequenza, potrebbe agevolare il trasferimento del recupero della capacità reddituale sui consumi".
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