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L'outlook della settimana. Il punto al 19 novembre 2024

In un mondo dove predominano i giganti, l’Europa ha il compito di non essere da meno

Occorre un sistema finanziario forte e stabile

Nel suo interessante speech alla Frankfurt Euro Finance Week, Luis de Guindos, vicepresidente della BCE, ha posto l’attenzione sul fatto che “L'inflazione dei prezzi al consumo si è avvicinata al nostro obiettivo del 2%. Ma l'attività economica è stata più debole del previsto: abbiamo rivisto al ribasso le nostre proiezioni due volte, prima dell'estate e a settembre. Le prospettive di crescita sono offuscate dall'incertezza sulle politiche economiche e sul panorama geopolitico, sia nell'area dell'euro che a livello globale. Le tensioni commerciali potrebbero aumentare ulteriormente, aumentando il rischio che si materializzino eventi estremi. Questi venti contrari ciclici aggravano i problemi strutturali di bassa produttività e debole potenziale di crescita dell'area dell'euro”. In questo contesto predominato da elevata incertezza occorre un sistema finanziario forte e stabile, con mercati dei capitali che possano essere motore di crescita per l’Europa nel prossimo futuro. 

Il malessere industriale frena la crescita

Nella Congiuntura Flash di Confindustria leggiamo che in Europa il Pil cresce trainato dai servizi mentre la produzione industriale è in calo in tutta l’area. In particolare, in Italia il Pil si è fermato nel terzo trimestre risentendo proprio del calo dell’industria, compensato dalla crescita dei servizi.
Non va bene l’export italiano che, pur confermandosi in aumento su base mensile (dati Istat), sostenuto soprattutto dalle vendite verso l’area Ue, su base annua, è in flessione (-2,2%), in larga misura spiegata dalla contrazione delle vendite di autoveicoli.
Come ci ricorda Fubini sul Corriere della Sera, “il panorama delle imprese in Europa – si legge – è caratterizzato da grandi imprese leader di mercato che innovano meno, start up in numero più ridotto e meno robuste e una sovrabbondanza di piccole imprese a bassa crescita in settori maturi”. Ciò riguarda soprattutto le tre grandi economie, Germania, Francia e Italia, che hanno una condizione stagnante o negativa di crescita economica. Il resto del Vecchio continente, invece, mostra un ritmo di crescita diverso. Nazionali come Spagna, Portogallo, Polonia e Grecia hanno raggiunto tassi di crescita elevati, paragonabili a quelli degli Stati Uniti.

Debolezza dell’economia italiana

L’economia italiana si conferma debole anche secondo l’ultima Congiuntura Confcommercio. I dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio indicano che nei primi nove mesi del 2024, il PIL cresce dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2023, una performance che si prevede possa ripetersi anche nell’ultimo trimestre dell’anno. Tuttavia, l’anno si chiuderà probabilmente con un tasso di crescita complessivo di +0,6%, lontano dall’obiettivo dell’1% inizialmente previsto. A ottobre, poi, si stima una variazione negativa dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio, con una riduzione dello 0,5% nel dato destagionalizzato. Nonostante ciò, il dato tendenziale grezzo segna una modesta crescita (+0,4%). Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “nel complesso, a partire dalla nuova riduzione della spesa per abbigliamento e calzature e dalle perduranti difficoltà dell’automotive, mancano impulsi significativi di vivacità. Le aspettative per i consumi di dicembre restano ben orientate, ma solo sulla scorta di una residuale speranza che prima o poi i maggiori redditi reali si trasformino in maggiori consumi (vedi anche La crescita del reddito familiare OCSE).
Annotiamo in fine che, a settembre 2024 i prestiti al settore privato, comunica la Banca d'Italia nella pubblicazione mensile Banche e moneta, sono diminuiti dello 0,9 per cento sui dodici mesi. Quelli alle famiglie si sono ridotti dello 0,4 per cento, mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 2,4 per cento. 

 

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