Ottobre 25, 2022
LE IMPRESE DEL COMMERCIO, DEL TURISMO E DEI SERVIZI DI TORINO SONO PREOCCUPATE. DIMINUISCONO FIDUCIA ED ASPETTATIVE. LE PROSSIME FESTIVITA’ NATALIZIE DOVREBBERO PORTARE UNA BOCCATA DI OSSIGENO A NATALE.
LA CRISI DELLE FORNITURE ENERGETICHE STA COLPENDO IL 74% DELLE IMPRESE DEL TERZIARIO DELLA PROVINCIA. IL 65% DI QUESTE RITIENE DEL TUTTO INSUFFICIENTI LE MISURE PROSPETTATE PER RIDURRE L’IMPATTO ECONOMICO DEL CARO ENERGIA (SPEGNERE LE INSEGNE LUMINOSE E LE APPARECCHIATURE NON NECESSARIE, REGOLARE LA TEMPERATURA AMBIENTALE DELL’ATTIVITÀ NELL’OTTICA DI CONTENERE I CONSUMI, ETC.).
Il numero delle imprese del terziario nuove iscritte nella provincia di Torino nel secondo trimestre 2022 è diminuito rispetto al secondo trimestre 2021. Parallelamente sono aumentate le cessazioni di impresa.
Peggiora la fiducia delle imprese del terziario della provincia di Torino circa l’andamento dell’economia italiana e nell’andamento economico della propria impresa (l’indicatore è pari a 41, era 51 a giugno ‘22).
Il dato di previsione è destinato a migliorare in vista della fine dell’anno, ovvero delle festività natalizie. Peggiorano i ricavi delle imprese, anche se, anche in questo caso, l’aspettativa delle imprese in vista della fine dell’anno è in leggero miglioramento. La situazione della liquidità delle imprese del terziario di Torino nel terzo trimestre 2022 è in peggioramento rispetto al trimestre precedente.
La capacità delle imprese nel fare fronte al proprio fabbisogno finanziario è destinata a migliorare leggermente nel prossimo trimestre. Diminuiscono le imprese che hanno chiesto credito negli ultimi tre mesi. Parallelamente è in progressiva diminuzione la percentuale delle imprese che riceve dal sistema bancario il credito del quale ha bisogno, che per altro viene erogato ad un costo più alto a causa dell’aumento dei tassi di interesse.
Il 74,4% delle imprese ritiene che sarà costretta ad affrontare un qualche genere di difficoltà per continuare ad operare sul mercato a causa dei rincari dell’energia. Il 65% di queste ritiene del tutto insufficienti le misure prospettate per ridurre l’impatto economico del caro energia (spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie, regolare la temperatura ambientale dell’attività nell’ottica di contenere i consumi, etc.). Il 36% circa delle imprese aveva programmato di effettuare investimenti nel corso 2023, un terzo circa di tali imprese sarà costretta a rinunciarvi.
Se la situazione di crisi persiste saranno a rischio circa 5mila imprese del terziario e oltre 15mila posti di lavoro. Già attualmente 2.478 imprese dichiarano che potrebbero essere costrette a chiudere a causa dell’aumento dei costi dell’energia.
Questi i principali risultati della ricerca sulle imprese del terziario della provincia di Torino, realizzata da Confcommercio Torino in collaborazione con Format Research.
“Il quadro che emerge dalla ricerca è preoccupante dal punto di vista prospettico della tenuta economica delle nostre aziende - dichiara Maria Luisa Coppa presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia.
Gli imprenditori sono pronti ad affrontare sacrifici per sostenere quella ripresa che si era palesata negli scorsi mesi soprattutto per quanto riguarda il settore del Turismo. Gli aumenti abnormi dei costi energetici l’inflazione la compressione dei consumi rischiano di pesare sul futuro.
Il Natale il periodo migliore per il Commercio torinese deve essere preservato.
A fronte di tutto ciò mi auguro che il nuovo governo sia attento alle esigenze delle famiglie e delle imprese con una politica di ristori per le bollette e un alleggerimento del peso fiscale sulle aziende strozzate da una tassazione pesantissima.”
“Gli indicatori del nostro osservatorio sono purtroppo tutti in peggioramento, soprattutto per le imprese di minori dimensioni. Chiaramente un segno del peso dei costi dell’energia e delle materie energetiche che rubano la scena ai tentativi di crescita di alcuni settori quali il turismo e la ristorazione – aggiunge Carlo Alberto Carpignano direttore Ascom Confcommercio Torino e provincia.
Tiene l’occupazione, anche se continua a mancare un efficace incrocio tra chi offre lavoro e che ne è alla ricerca. Una terza sottolineatura riguarda gli investimenti che le imprese hanno in programma: più di un’impresa su tre aveva programmato investimenti nel corso del 2023, un terzo di queste ha già paventato di rinunciarvi”
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