Novembre 18, 2025
Crescita lenta ma oltre le attese
Le nuove Previsioni economiche dell’autunno 2025 della Commissione europea indicano che nei primi tre trimestri del 2025 la crescita dell’UE ha superato le aspettative. Dopo l’accelerazione delle esportazioni registrata in vista dell’introduzione di nuovi dazi, l’attività economica ha continuato a espandersi anche nel terzo trimestre. Le prospettive restano positive, pur in un contesto internazionale complesso. Per l’Italia la Commissione prevede un rapporto deficit/PIL pari al 3% nel 2025, in calo al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027. Nel frattempo, l’economia dell’area euro continua a espandersi a un ritmo moderato, come evidenziato anche dal Bollettino economico n. 7/2025 della BCE, che segnala un aumento del PIL dello 0,2% nel terzo trimestre: i servizi sostengono la crescita, mentre la manifattura soffre l’incertezza commerciale e geopolitica.
Inflazione in netto rallentamento
A ottobre, scrive Istat, l’inflazione rallenta all’1,2%, grazie al forte ridimensionamento degli alimentari non lavorati (+1,9% contro il +4,8% precedente) e al calo degli energetici regolamentati (-0,5% dopo il +13,9% di settembre). Rallentano anche il “carrello della spesa” (+2,1%) e l’inflazione di fondo (+1,9%). L’inflazione acquisita per il 2025 si attesta all’1,6%.
A proposito di inflazione, l’impatto della crisi dei prezzi è stato rilevante sulla disuguaglianza percepita. La BCE, in un capitolo di approfondimento del Bollettino, evidenzia come l’ondata inflazionistica del 2021-2023 abbia inciso sulle famiglie europee facendo crescere in tutta l’area euro la sensazione che le distanze economiche tra i cittadini stiano aumentando. Tuttavia, in nessun Paese ciò è stato avvertito tanto quanto in Italia. Un’altra notizia, poi, arriva da uno studio OCSE secondo cui il reddito reale delle famiglie pro capite nell’OCSE è aumentato dello 0,4% nel secondo trimestre del 2025, mentre il PIL reale pro capite è cresciuto leggermente più velocemente allo 0,5%. In controtendenza l’Italia ha registrato un rallentamento della crescita del reddito familiare reale pro capite, dallo 0,8% nel primo trimestre allo 0,3% nel secondo trimestre, che riflette principalmente un calo della retribuzione dei dipendenti, mentre anche la crescita del PIL reale procapite è rallentata, dallo 0,4% nel primo trimestre allo 0,0% nel secondo trimestre.
Positivi export e industria
A settembre, secondo la rilevazione Istat, crescono sia import (+4,1%) sia export (+2,6%). Le vendite verso i Paesi extra-UE avanzano del 6,4%, mentre quelle verso i partner dell’Unione registrano un calo dello 0,8%. Nel terzo trimestre l’export aumenta del 2,0%, mentre l’import resta quasi stabile (+0,1%).
Eurostat ci mostra che in Europa la duzione industriale cresce dello 0,2% nell’eurozona e dello 0,8% nell’UE a settembre, dopo il calo di agosto. In Italia, secondo l’Istat, l’indice destagionalizzato recupera pienamente la caduta del mese precedente, con aumenti diffusi in tutti i comparti, pur mantenendo un saldo negativo nel terzo trimestre.
Commercio al dettaglio in difficoltà strutturale
Negli ultimi dodici anni, secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, hanno chiuso oltre 140mila attività al dettagliotra negozi e ambulanti. Le chiusure colpiscono soprattutto i centri storici e i piccoli comuni. Aumenta inoltre il numero dei locali sfitti: circa 105mila, di cui un quarto inutilizzato da oltre un anno. Un quadro che riflette trasformazioni profonde nella distribuzione e nel commercio di prossimità.
Segnali dal territorio
Secondo l’Osservatorio Confcommercio Bergamo realizzato con Format Research, nella provincia Orobica, nonostante un certo rallentamento imprenditoriale, migliora il clima di fiducia delle imprese. Il terziario appare in una fase di selezione: diminuiscono le nuove aperture (370 da 387) e aumentano le cessazioni (420 da 388). Il comparto resta comunque centrale, sostenuto da commercio, turismo e servizi.
Domanda di lavoro in rallentamento
Un altro dato interessante arriva dalle stime di Unioncamere sistema Excelsior di questo mese, secondo cui le imprese prevedono 443mila assunzioni a novembre e 1,3 milioni nel trimestre novembre–gennaio, ma con una riduzione del 2,6% su base annua. La difficoltà di reperimento resta molto elevata: riguarda il 45,7% dei profili richiesti.
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