Febbraio 27, 2024
Europa in ritardo rispetto ai suoi principali concorrenti. È ora di “essere più determinanti”
L'ex premier Mario Draghi, a lavoro sul Rapporto sulla Competitività che sarà presentato tra qualche mese, ha partecipato all'Ecofin informale a Gand, dove ha espresso la sua preoccupazione per l'Europa. Draghi ha sottolineato che il Vecchio Continente è in ritardo rispetto ai principali concorrenti, come gli Stati Uniti, in termini di produttività, crescita del Pil e Pil pro capite. Le cause di questo divario sono molteplici: la dipendenza dall'energia russa, la concorrenza delle esportazioni cinesi e la mancanza di investimenti in settori chiave come la difesa, la transizione verde e l'intelligenza artificiale. Per colmare questo divario, Draghi ha invitato l'Europa a investire almeno 500 miliardi di euro all'anno nella transizione verde e digitale, oltre a investire in difesa e in altri settori produttivi. (vedi QUI)
Il Presidente dell’ABI Patuelli, in una sua lucida analisi su Il Sole 24 Ore, mostra quanto sia difficile il momento storico per le prospettive economiche dell’Italia e del’Europa, alla luce della complessa situazione internazionale. Ma il 2024 è, sostiene Patuelli, “l'anno decisivo per far riprendere una più robusta crescita economica in Europa” e anche “per far crescere il ruolo istituzionale e politico dell'Unione Europea nelle sempre più determinanti problematiche mondiali”.
Europa,” cauto ottimismo”
La BCE ha diffuso qualche giorno fa i risultati del suo sondaggio sulle aspettative dei consumatori europei. Emerge che le aspettative mediane dei consumatori per l'inflazione, per i prossimi 12 mesi, sono aumentate, le aspettative di crescita del reddito nominale sono rimaste stabili e le aspettative di crescita economica sono diventate meno negative.
L’indice HCOB PMI® flash dell’Eurozona di febbraio offre un quadro misto dell’economia dell’Eurozona: si stabilizza il settore dei servizi che ha raggiunto quota 50, terminando quindi per la prima volta dallo scorso luglio la fase di contrazione; meno bene fa la manifattura ma nel complesso si attenua la flessione nell’Eurozona. È giustificato un “cauto ottimismo”, confortato anche dal dato Eurostat sull’inflazione che scende al 2,8%. Un anno fa era all’8,6%. In Italia, dove l’inflazione è fra le più basse, Istat evidenzia un lieve rimbalzo, passando dallo 0,6 di dicembre 2023 allo 0,8 di gennaio, riflettendo l’andamento dei prezzi energetici regolamentati.
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