Novembre 12, 2024
L’Italia e le sue regioni nei rapporti sulle economie regionali della Banca d’Italia
Stanno uscendo in questi giorni i rapporti della Banca d’Italia sulle economie regionali, interessantissimi come ogni anno; hanno la finalità di presentare studi e documentazione sugli aspetti territoriali dell’economia italiana e sono quindi oggetto del nostro interesse scientifico. Come di consueto, il primo volume pubblicato è di carattere generale e offre uno sguardo d’insieme al Paese e alle sue macroaree. Il dato che spicca è la crescita del Sud. L’economia del Mezzogiorno ha reagito con vigore e meglio delle altre regioni alla fine della pandemia da Covid, anche supportata dalle misure pubbliche e grazie alle risorse del PNRR. A preoccupare è più il problema demografico che ha un andamento negativo, e al Sud si somma alla questione emigrazione, che allontana proprio i più giovani e spesso anche i più preparati con i titoli di studio migliore.
A proposito di Mezzogiorno, in attesa del rapporto Svimez che sarà pubblicato il 27 novembre prossimo, l’Associazione per lo sviluppo e l’industria del Mezzogiorno ha inviato una Memoria alla Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati in vista delle audizioni previste per la discussione sulla Manovra, evidenziando le preoccupazioni legate alla riduzione delle risorse per il Sud Italia, quantificate in circa 5,3 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027.
Una congiuntura debole con segnali di vivacità
Questo mese, Istat, nella sua consueta Nota sull’Economia Italiana, ha inserito un interessantissimo Focus su Dipendenza e rilevanza dell’Italia nelle relazioni commerciali internazionali. I risultati evidenziano come nel 2020 la dipendenza dell’Italia dalla Germania sia 2,5 volte più elevata della rilevanza dell’Italia per la Germania. In altri termini, per la propria produzione l’Italia dipende dai beni e servizi intermedi tedeschi molto più di quanto la produzione della Germania dipenda dagli input intermedi italiani.
Intanto, sempre fonte Istat, diminuisce la produzione industriale e, benché le flessioni tendenziali caratterizzino tutti i comparti, la riduzione è più rilevante per i beni strumentali e i beni intermedi, i beni di consumo e meno pronunciata per l’energia. E ci aiuta a comprendere meglio questa situazione l’Osservatorio congiunturale Ascomut sul mercato delle macchine utensili e degli utensili industriali, realizzato in collaborazione con Format Research, nel quale troviamo che prosegue il trend negativo per il fatturato delle imprese, l’indicatore su base 100 passa da 35,6 a 30,3.
Vanno bene le vendite al dettaglio che, a settembre, scrive Istat, sono in crescita sia in valore sia in volume per entrambi i settori merceologici, alimentari e non alimentari. Questi dati, scrive Confcommercio in un suo commento, pur mostrando segnali di vivacità in una fase debole, vanno comunque letti con prudenza: è necessario, infatti, attendere i prossimi mesi per comprendere se si tratti di un punto di svolta nell’atteggiamento delle famiglie. Intanto, a settembre, il disagio sociale misurato dal Misery Index Confcommercio, si attesta a 8,9, segnando un nuovo minimo dall’inizio della serie storica, con una flessione di quattro decimi di punto rispetto al mese precedente.
Intelligenza artificiale e liberi professionisti
Di particolare interesse ed attualità la ricerca Confcommercio Professioni-Format Research: “I liberi professionisti alla prova dell’intelligenza artificiale”. Oltre il 62% dei professionisti non ordinistici utilizza strumenti di IA generativa, e per l’85% apporta benefici al proprio lavoro. Esiste anche un 27% che teme che l’impatto dell’IA possa mettere a rischio la propria professione, la metà circa dei quali attivi nella comunicazione. “Se è positivo che già il 62% degli intervistati utilizzi strumenti di intelligenza artificiale, ci preoccupa che solo una piccola percentuale abbia ricevuto una formazione specifica. Il nostro compito – commenta Anna Rita Fioroni, presidente di Confcommercio Professioni – è quello di orientare l’innovazione nell’intelligenza artificiale creando consapevolezza e comportamenti etici che devono derivare da scelte autonome più che da vincoli di legge.
Come ti va la vita? Oltre il PIL c’è di più.
“Non c’è solo il PIL”. Per riuscire ad orientarsi in un mondo sempre più difficile e complesso occorre dotarsi degli strumenti giusti. Basarsi su singole metriche per valutare la ripresa dalla crisi e monitorare il sistema economico, o addirittura i risultati delle scelte politiche, produce un quadro incompleto. “How’s life?”, “Come ti va la vita?” è l’interessantissimo Report OCSE 2024 presentato a Roma il 5 novembre scorso. L’intento è quello di valutare se la qualità della vita stia migliorando per le persone che vivono nei Paesi OCSE e se i progressi siano sostenibili e inclusivi. Si deve misurare un’importante gamma di risultati economici, sociali e ambientali per aiutare a indirizzare l’azione del governo laddove è più necessaria. “Il denaro forse non fa la felicità ma il benessere sì: capire come agire per raggiungere il maggior numero di persone è di vitale importanza per la pianificazione di interventi sociali, economici, politici e di governance mondiale”. E i risultati che emergono da questo report 2024 mostrano che il benessere è calato quasi ovunque. Anche in Italia. E spesso le criticità sono su questioni non solo economiche: parità salariale, disuguaglianze, solitudine, ansia, ma anche sostenibilità ambientale, preoccupazione per il futuro.
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