Settembre 16, 2025
Tra incertezze e segnali di resilienza
Economia globale e contesto internazionale
Il quadro economico mondiale continua a mostrare segnali contrastanti. Secondo l’OCSE, a luglio 2025 il tasso di disoccupazione nei Paesi membri è rimasto stabile al 4,9%, confermando la solidità del mercato del lavoro internazionale. Il numero di disoccupati si è attestato a 34,3 milioni, con variazioni minime: cali in Grecia e Norvegia, rialzi in Irlanda e Svezia. Parallelamente, l’inflazione annua OCSE si è mantenuta pressoché invariata al 4,1% (4,2% a giugno), riflettendo una fase di relativa stabilità dopo le forti oscillazioni degli ultimi anni.
Sul fronte monetario, la Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento. L’inflazione nell’area euro si colloca attorno all’obiettivo del 2% e "ulteriori tagli dei tassi di interesse potrebbero compromettere questo obiettivo", come affermato da Joachim Nagel, presidente della Bundesbank. Anche i rischi, ha spiegato Lagarde in press conference, restano bilanciati: da un lato i progressi negli accordi commerciali, dall’altro le tensioni geopolitiche e l’incertezza legata a investimenti e consumi. In Italia questa incertezza si riflette nella continua crescita dei depositi bancari, vedi i dati ABI. In questo contesto, le prospettive di crescita globale rimangono fragili, con gli Stati Uniti in ripresa, la Cina in rallentamento e l’Europa che fatica a consolidare la ripartenza (BCE, ISTAT).
I trend strutturali: demografia e istruzione
Accanto ai dati congiunturali, emergono tendenze di lungo periodo che incidono sul potenziale di crescita. Secondo Eurostat, l’aspettativa di vita alla nascita nell’Unione europea ha raggiunto 81,7 anni nel 2024, in aumento di 0,3 anni rispetto al 2023. Italia, Svezia e Spagna guidano la classifica con valori superiori agli 84 anni. Un capitale umano che invecchia più lentamente e con migliori prospettive sanitarie può sostenere mercati del lavoro più resilienti, ma pone anche sfide in termini di sostenibilità dei sistemi previdenziali.
Sul versante formativo, il rapporto “Uno sguardo sull’istruzione 2025” dell’OCSE conferma la persistenza delle disuguaglianze. Solo il 26% dei giovani adulti con genitori privi di diploma secondario consegue un titolo universitario, contro il 70% dei coetanei con almeno un genitore laureato. In Italia, il divario è ancora più marcato: 63% contro 15%, ben 48 punti percentuali di differenza. Queste disparità educative, trasmesse di generazione in generazione, limitano la mobilità sociale e rischiano di frenare la competitività del Paese.
Italia: segnali misti tra Pil, industria e lavoro
Entrando nel dettaglio nazionale, i dati ISTAT segnalano nel secondo trimestre 2025 un Pil in lieve calo (-0,1% congiunturale). La contrazione è stata determinata da un rallentamento dell’export e dall’accumulo di scorte, mentre i consumi privati sono rimasti stabili e gli investimenti hanno continuato a crescere, seppur a ritmo ridotto.
Sul fronte produttivo, luglio 2025 ha mostrato un parziale recupero: l’indice Istat della produzione industriale è salito dello 0,4% su giugno e dello 0,2% nel trimestre maggio-luglio. A trainare l’industria sono stati i beni di consumo (+2,1%) e i beni strumentali (+1,6%), mentre l’energia ha registrato un pesante calo (-7,8%).
Il mercato del lavoro italiano offre un quadro complesso. Nel secondo trimestre 2025 l’input di lavoro misurato dalle ore lavorate è aumentato dello 0,2% su base congiunturale e dell’1,7% su base annua. Gli occupati si attestano a oltre 24,2 milioni, con una crescita tendenziale di 226 mila unità (+0,9% in un anno). Il tasso di occupazione tra i 15-64enni raggiunge il 62,7%, con incrementi più evidenti tra i lavoratori maturi e nel Mezzogiorno (ISTAT).
Export e digitalizzazione: i nodi territoriali
Se a livello nazionale, secondo i dati diffusi oggi da Istat (15 settembre 2025), l’export si conferma in crescita su base sia mensile che annua, sostenuto dalle sole vendite dirette verso i mercati extra Ue.
Sul commercio estero emergono forti divergenze regionali. Nel secondo trimestre 2025 le esportazioni sono cresciute al Centro (+4,6%) e nel Nord-ovest (+2,1%), mentre hanno segnato un calo al Nord-est (-2,4%) e soprattutto al Sud e Isole (-14,4%). Con un +17,4% è il Lazio, nei primi sei mesi dell’anno, a guidare l’export (ISTAT).
Proprio il Mezzogiorno, tuttavia, mostra segnali di dinamismo nella transizione digitale. Secondo Unioncamere, il 35% delle imprese meridionali prevede investimenti 4.0 nei prossimi tre anni, una quota superiore alla media nazionale (32,8%). Le aziende più attive sono le manifatturiere (40,6%) e le grandi imprese (67,6%). Una trasformazione che potrebbe contribuire a colmare il divario competitivo e rafforzare la capacità di attrazione del territorio.
Due studi sul turismo
L’importanza del turismo nella nostra economia si conferma fondamentale. Secondo Confcommercio, oltre 10 milioni di italiani hanno scelto settembre per le vacanze, con spesa media di 600 euro, il 3% in più che nel 2024, preferendo minor affollamento, prezzi convenienti ed eventi locali, ma anche vacanze brevi: 6,4 milioni di soggiorni non superano le due notti. Sul fronte internazionale, a giugno la bilancia dei pagamenti turistica ha segnato un surplus di 3,6 miliardi di euro, con entrate a 6,5 miliardi (+6,5%) e uscite a 2,9 miliardi (+4,4%), rilevazione di Banca d’Italia.
PER INFORMAZIONI:
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