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L'outlook della settimana. il punto al 30 settembre 2025

Economia in trasformazione 

Il quadro economico si arricchisce costantemente di nuove dinamiche, aspetti e sfaccettature, tra guerre, tensioni geopolitiche, sfide climatiche ed evoluzioni tecnologiche che non possono prescindere dall’intelligenza artificiale, destinata ad apportare cambiamenti significativi nel quotidiano. Proprio per questo, un recente studio OCSE evidenzia i crescenti sforzi per la trasparenza tra i principali sviluppatori di AI e sottolinea che “una maggiore trasparenza è fondamentale per far crescere la fiducia nell’intelligenza artificiale e accelerarne l’adozione”. Intanto, le ultime previsioni dell’OCSE confermano una crescita globale in rallentamento: dal 3,3% del 2024 al 3,2% nel 2025 e al 2,9% nel 2026, frenati dai dazi doganali e incertezze politiche. Anche le previsioni dei capo economisti del World Economic Forum parlano di una trasformazione strutturale, dove gli Stati Uniti affrontano pressioni inflazionistiche, la Cina venti contrari deflazionistici e l’Europa mostra segnali di ripresa ma ancora fragile. In questo scenario ricco di variabili, i mercati emergenti appaiono più dinamici, specie in Africa e Medio Oriente.

L’Europa, dazi e moneta digitale

Nel Vecchio Continente, la Banca Centrale Europea, nel suo Bollettino Economico fotografa una crescita moderata: lo 0,7% nel primo semestre 2025, rallentato nel secondo trimestre dall’impatto dei dazi americani. Il mercato del lavoro rimane però solido, con disoccupazione al 6,2%, mentre l’inflazione si mantiene vicina al 2%, obiettivo di medio termine. Francoforte mantiene i tassi invariati, adottando un approccio “data-driven”, ma chiede ai governi di rafforzare competitività e resilienza, sulla scia del Rapporto Draghi.
Non meno strategico è il fronte dei pagamenti e delle monete digitali: come ha ricordato Piero Cipollone della BCE, il futuro passa da un’infrastruttura finanziaria capace di coniugare innovazione, inclusione ed equilibrio. La transizione verso moneta digitale e mercati dei capitali digitalizzati non è più un’opzione ma una necessità, purché si garantisca stabilità finanziaria.

L’energia solare, verso la transizione

Un ulteriore segnale di svolta in direzione tecnologica è il settore energetico: a giugno 2025, per la prima volta, l’energia solare è diventata la principale fonte di elettricità nell’Unione Europea, con il 22% del totale, davanti al nucleare e alle fonti fossili. Nel secondo trimestre, oltre la metà della produzione elettrica dell’UE (54%) è arrivata da rinnovabili, secondo i dati Eurostat. Si tratta di un cambio di paradigma che rafforza l’autonomia energetica europea in un momento storico fondamentale, segnato dalla guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina.

Italia: segnali di resilienza tra commercio e fiducia

L’Italia mostra indicatori contrastanti. Secondo l’ISTAT, l’export verso i paesi extra UE ad agosto 2025 ha registrato una riduzione, soprattutto nei beni strumentali e di consumo, con una contrazione significativa verso gli Stati Uniti. Anche le importazioni risultano in calo, segno di una domanda internazionale meno dinamica.
Di segno positivo la fiducia di imprese e consumatori che, scrive Istat, a settembre è in marginale ripresa, con giudizi migliori sugli ordini nell’industria e un rinnovato ottimismo dei consumatori sulla situazione economica generale. Commentando i dati sulla fiducia di consumatori e imprese, il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, ha sottolineato che "i contenuti aumenti rilevati sul versante della fiducia delle famiglie e la sostanziale stasi di quello delle imprese nel mese di settembre confermano il permanere di una situazione sostanzialmente priva di apprezzabili spunti di crescita”. Sul mercato del lavoro, l’INPS segnala un saldo positivo di 352mila posti nel settore privato su base annua a giugno 2025. Un risultato che conferma la capacità del tessuto produttivo di generare occupazione, pur dentro un quadro di crescente incertezza.

Ricerca, innovazione e fattore demografico

I dati ISTAT su ricerca e sviluppo mostrano una spesa in aumento del 7,7% nel 2023, trainata soprattutto da università e istituzioni pubbliche (+14,5% e +9,9%). Le grandi imprese, soprattutto appartenenti a multinazionali, contribuiscono in misura decisiva, mentre le piccole faticano (-2,3%). È un segnale di dualismo che rischia di allargare le distanze tra chi innova e chi resta indietro.
A livello territoriale, l’esperienza toscana raccontata attraverso il Market Watch di Banca Ifis, realizzato anche su dati Format Research, presentato nell’ultima tappa degli Innovation Days, offre uno spaccato interessante: regione con forte vocazione manifatturiera ed export, la Toscana fornisce un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese. La Regione è classificata come “innovatore moderato” (al pari dell’Italia nel suo complesso) nel Regional Innovation Scoreboard, con un recupero nel 2024 sino al 6° posto nel ranking nazionale dopo il 10° del 2023.
Sul lungo periodo, pesa come un macigno sul nostro Paese il fattore demografico. L’INAPP ricorda che nei prossimi dieci anni l’Italia perderà 6,1 milioni di occupati, e la popolazione in età lavorativa calerà del 34% entro il 2060. Una prospettiva che rende urgente ripensare politiche attive, formazione e attrattività del lavoro. 
L’Italia dovrà saper cogliere appieno tutte le opportunità fornite da innovazioni e sviluppi tecnologici, senza smarrire la capacità di rispondere alle trasformazioni demografiche che segneranno il futuro.

 

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